La tradizione dello Yoga

Che cos’è lo Yoga?

Lo Yoga è una disciplina millenaria originaria dell’India e fa parte delle sei Scuole Filosofiche (shad darshana) ortodosse della tradizione induista: Nyaya, Vaisheshika, Samkhya, Yoga, Purva Mimamsa, Vedanta. Lo Yoga è essenzialmente una ricerca filosofica per rintracciare le nostre origini, è un sentiero (yoga marga) che ci riconduce al luogo da cui siamo partiti. Il termine Yoga infatti deriva dal Sanscrito yuj, che significa “unire”, “essere unito con”, “legare a”.
Il suo scopo è quindi l’unione dell’anima individuale (jivatma), l’essenza di ogni essere umano, con l’anima universale (paramatma), principio immanente che l’ha generata. A differenza delle scuole filosofiche a carattere speculativo lo yoga si pone come filosofia esperenziale.
Il raggiungimento del suo scopo richiede perciò l’esecuzione di pratiche specifiche e una metodologia specifica nonché l’osservanza di determinate regole che disciplinano ogni aspetto della vita.

“Lo Yoga è il più grande dono dell’India al mondo.”

Shri T. Krishnamacharya

I testi più antichi dove si fa riferimento a questa nobile arte, le Upanishad e i Purana, risalgono al periodo tardo o post-Vedico (circa 700 a.C.), ma il merito di aver riunito e codificato l’immensa conoscenza antica sullo Yoga, per tradizione tramandata oralmente, spetta a Patanjali, un saggio vissuto intorno al 300 a.C. Nel suo testo Gli Aforismi sullo Yoga, Patañjali espone in maniera tersa e concisa l’intera filosofia yoga e le pratiche per il raggiungimento del fine ultimo.

Secondo Patañjali i rami dello yoga sono otto:

1) Yama (codice etico) – Disciplina sociale
I non fare dello yoga
– Ahimsa (non-violenza, con il corpo, con la parola, con la mente)
– Satya (sincerità)
– Asteya (astensione dalla concupiscenza e dal furto)
– Brahmacharya (continenza)
– Aparigraha (astensione dall’avidità)

2) Niyama (osservanze) – Disciplina individuale
– Śauca (purezza/pulizia)
– Santosa (contentezza, dona una mente equilibrata)
– Tapas (austerità)
– Svadhyaya (studio del sé e delle Scritture)
– Ishvara Pranidhana (devozione)

3) Asana (posizioni)
Le asana donano fermezza, salute e leggerezza al corpo. Una posizione ferma e piacevole crea equilibrio mentale e combatte l’incostanza della mente.

4) Pranayama (espansione e controllo del respiro vitale, prana)
Pranayama significa estensione del respiro ed il suo controllo. È quindi la scienza del respiro ed è il punto centrale attorno al quale gira la ruota della vita. Prana significa fiato, respirazione, vita, vitalità, vento, energia o forza. Indica anche l’anima in opposizione al corpo.  Ayama significa lunghezza, espansione, stiramento o controllo.

5) Pratyahara (disciplina/ritrazione dei sensi)
Si tratta di una disciplina che ha lo scopo di portare sotto controllo la mente ed i sensi. Il Pratyahara acquieta i sensi e li attrae verso l’interiorità.

6) Dharana (concentrazione)
È la concentrazione su un unico punto o totale attenzione per ciò che si sta facendo: la mente rimane immota ed imperturbata.

7) Dhyana (meditazione)
Quando il flusso di concentrazione si prolunga nel tempo si raggiunge uno stadio contemplativo in cui le nozioni di corpo, mente, sensi, ego vengono completamente integrate.

8) Samadhi (autorealizzazione, emancipazione)
Al culmine dello stato meditativo si assiste a un totale assorbimento della coscienza individuale nella coscienza universale.
Il cammino del praticante verso il principio immanente che l’ha generato ha raggiunto la sua destinazione ultima.
La sua ricerca termina qui. Ha ottenuto l’Unione (Yoga).